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Davide Gherzi

 

                                           Ascolta l’intervista dell’Urban The Best:

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Quante serate trascorse in quella cantina adibita a sala prove. Non potevamo sempre permetterci di affittare una “location” e allora la cantina di Elia era diventata il nostro angolo segreto.
Ore ed ore a provare e riprovare una sola canzone per migliorare l’espressività dei brani.  Curarne l’esecuzione equivaleva ad accudire la nostra anima. Un’emozione da vivere sino allo sfinimento fisico! Solo quando ci sentivamo stanchissimi allora era il momento di fermarsi e scoprire che la sensazione più bella era un profondo senso di riconciliazione con il mondo esterno.
I mixer  erano analogici e gli amplificatori valvolari, pesavano quintali e riproducevano al massimo due suoni. Oggi, le attrezzature sono a transistor, ultraleggere, con plug-in capaci di generare centinaia di suoni diversi e sono leggerissime da trasportare. Eppure, le canzoni più belle della storia della musica italiana appartengono a quegli anni, quando trovare un sound soddisfacente era un’impresa.
In quegli  stessi anni ho iniziato ad amare la “Polaroid”, pioniera delle macchine fotografiche compatte, con la quale riuscivi ad ottenere immagini pochi secondi dopo lo scatto. Mi si apriva una finestra sul mondo del “tutto è possibile”. Un istante poteva essere impresso e reso tangibile nello stesso momento in cui lo scorgevo! Una rivoluzione per il modo di intendere la fotografia…
Sembrava che l’avvento del digitale decretasse la fine della foto istantanea, invece, in questi ultimi anni, l’avvento della “nuova Polaroid” ha nuovamente ribaltato il mercato della fotografia moderna, non adeguandosi alle logiche commerciali della fotografia digitale. E così, in un concentrato di tecnologia, si ripropone più innovativa che mai!
E’ come “nuove Polaroid” che sento le mie canzoni: attuali proprio perché concepite con una voce e una chitarra.
Un gettone da 200 lire bastava per comunicare in città ma era un’impresa trovare una cabina telefonica libera. Il desiderio di udire una voce dall’altra parte del filo e condividere pensieri, esperienze e sentimenti era così forte da annullare la fatica di dover prendere l’autobus per raggiungere il punto telefonico più vicino a casa.
I giradischi e i mangianastri con le cassette a bobina erano lo strumento che ci permetteva di condividere la musica con gli amici. Averne uno era quasi un lusso!
Nelle sere d’estate bastava un piccolo fazzoletto di spiaggia, il lungomare e una chitarra per vivere attimi memorabili. Le vacanze erano un appuntamento atteso tutto l’anno per rivedere gli amici lontani e gli amori dell’estate precedente. Le emozioni al chiaro di luna si consumavano intensamente tra suoni, profumi e sapori, sino all’ultimo secondo, prima di tornare a casa correndo, per non fare nottata!
Sembrava di avere già tutto a portata di mano e invece … tutto doveva ancora accadere!
E’ in quegli anni che ho iniziato a scrivere musica ed è a quegli anni che appartengo intimamente. Ed è in questi anni che esco apertamente…
 
Biografia
Scopre la passione per la musica a 6 anni grazie a suo padre che gli trasmette l’amore per la chitarra. A 13 anni inizia a dedicarsi allo strumento imparando la tecnica e l’armonia da Marco Roagna. Cresce poi autonomamente ascoltando Elvis Presley, Chuck Berry, i Blues Brothers, sino ad approdare agli Iron Maiden e trovando nell’espressione rock la sua libertà.
A 15 anni fonda i Foppa Andy Club che tiene in vita per più di dieci anni, diventando poi i Nodo, cover band che gira l’Italia negli anni ‘90. Coopera individualmente come chitarrista anche con altri gruppi (Mai Dire Straits e Dune Moss tra gli altri), fa da spalla a noti cantanti e celebri musicisti italiani con i quali contribuisce alla stesura di brani e canzoni.
Per motivi personali si allontana per un certo periodo dall’ambiente musicale sino al 2009 quando decide di sviluppare il suo progetto musicale, che si concretizza due anni dopo nell’album «Sarebbe bello volare», di cui è autore sia di musiche che di testi e conta (in due brani) della collaborazione di Enrico De Lotto e Adriana Maria Quaglia.
Uno dei brani del disco, «Dare dare», è stato scelto a giugno 2011 per la colonna sonora di San Giovanni 150, festa del Patrono di Torino e alcune tracce dei 9 pezzi inseriti sono state presentate al Torino Reset Festival 2011, in cui Davide ha partecipato come artista e come testimonial.
 
 


 

 

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